Ettore Zanon Ettore Zanon

UN WEEKEND CHE NON SI DIMENTICA

UN WEEKEND CHE NON SI DIMENTICA
Non è un semplice viaggio di turismo venatorio. Non è uno dei tanti corsi di caccia teorici che si affrontano per conseguire un’abilitazione. Ma allora cos’è?Beh, è un’esperienza Obora Hunting Academy!

Non è un semplice viaggio di turismo venatorio.
Non è uno dei tanti corsi di caccia teorici che si affrontano per conseguire un’abilitazione.
Ma allora cos’è?
Beh, è un’esperienza Obora Hunting Academy!

Dopo una fruttuosa mattinata di caccia, mentre stiracchiavamo le gambe sotto il tavolo, di fronte a un’ottima birra ceca, l’idea si è fatta strada. Perché, in un posto così bello, con enormi spazi a disposizione, con una gestione faunistica superlativa e moltissimi animali, con delle strutture perfette e un’organizzazione impeccabile… non creiamo qualcosa di veramente nuovo?
Qualcosa che sappia trasmettere ai cacciatori tante emozioni, insieme a tante competenze e conoscenze nella tecnica venatoria. Per crescere facendo esperienza e divertendosi. Oppure, se vi piace invertire l’ordine, per divertirsi imparando anche delle cose.

Dopo una fruttuosa mattinata di caccia (Ph Samuel Zentile©)

Perché Obora è unica
Così nasce il progetto Obora Hunting Academy. Negli anni ha preso forma, è evoluto e si è consolidato, diventando un sogno per moltissimi e un’esperienza indimenticabile per le decine di cacciatori che l’hanno vissuta in prima persona. Perché chi prova la “scuola di caccia più emozionante d’Europa” poi non la dimentica più. Il segreto di questo successo sta tutto nel mix ideale, gustoso e stuzzicante, fra molti ingredienti diversi: in particolare caccia, pratica di tiro e tecniche venatorie. E come lo facciamo qui è praticamente impossibile farlo altrove.

Lovu Zdar! Il saluto di caccia in lingua ceca (Ph Daniele Stroppa©)

Ma, per spiegarvi la ricetta, forse è meglio che vi raccontiamo come si svolgono le giornate con noi.
Dopo l’accoglienza e il briefing con tutte le spiegazioni, nella sera del vostro arrivo, si comincia ovviamente il primo giorno con la caccia. Sveglia decisamente a buonora, all’orario che la stagione richiede, e via… verso una delle spettacolari riserve della Kinsky dal Borgo, alla ricerca dell’animale che avete deciso di cacciare. Lo farete in compagnia di uno dei nostri esperti tutor, che si impegnerà a farvi avere successo ma anche a modulare l’uscita sulle vostre capacità e sulle vostre personali aspettative.

Prima di tutto, caccia! (Ph Martin Pitscheider©)

Molte energie saranno dedicate ad affinare la vostra tecnica di tiro. (Ph Vittorio Taveggia©)

Diamoci dentro
Al rientro dalla caccia, dopo una rapida colazione, siamo subito sul campo a sperimentare. Molte energie saranno dedicate ad affinare la vostra tecnica di tiro. No, non pensate alla solita sessione in poligono, ben piazzati sul rest… qui si simulano le più svariate condizioni di tiro a caccia: dall’altana, dal bastone, dallo stick, dallo zaino. In piedi, in ginocchio, da terra. E a svariate distanze. Farete tiri che probabilmente non avete provato mai.

Ma il tiro non è abbastanza
Il cacciatore non è un semplice tiratore, ma molto di più. Per questo le uscite a caccia, ogni mattina e ogni sera, sono un’occasione d’oro per confrontarsi con il nostro tutor e acquisire nuove competenze sulle specie che cacciamo e su come cacciarle. E non ci accontentiamo nemmeno di questo, perché l’animale prelevato va anche gestito, per cui sperimenteremo con voi direttamente sul campo le tecniche di eviscerazione. E poi, siccome adoriamo valorizzare in cucina il frutto della nostra passione, proveremo insieme anche tutti i passaggi necessari per giungere dall’animale intero al taglio di carne perfetto: il pregiato prodotto che va in tavola o in congelatore.

Adoriamo valorizzare in cucina il frutto della nostra passione, proveremo insieme anche tutti i passaggi necessari per giungere dall’animale intero al taglio di carne perfetto (Ph Daniele Stroppa©)

No, non pensate alla solita sessione in poligono, ben piazzati sul rest… (Ph Vittorio Taveggia©)

No, non pensate alla solita sessione in poligono, ben piazzati sul rest… (Ph Alberto Bosa©)

Ci piace emozionare
Avete idea di cosa sia la Lovecká trasa? Beh, è un percorso in foresta, lungo circa tre chilometri, dove in ogni edizione i cacciatori si sfidano in un’avvincente gara. Non possiamo svelare tutto, ma possiamo affermare che per affrontarla bisogna metterete in gioco tutte le proprie capacità venatorie, nel senso più pieno e completo.
E poi, dopo tre giorni di training e caccia, non potrà mancare la tradizionale cerimonia venatoria mitteleuropea. Un momento magico dove, di fronte al tableau degli animali da onorare, fra il crepitio dei fuochi rituali e il suono del corno… si rivivono le esperienze vissute, con l’emozione che ad ogni nota risale dal cuore alla gola.

Lovecká trasa: un percorso in foresta, di circa tre chilometri, dove i cacciatori si sfidano in un’avvincente gara. Per affrontarla bisogna metterete in gioco tutte le proprie capacità venatorie. (Ph Alberto Bosa©)

E poi, dopo tre giorni di training e caccia, non potrà mancare la tradizionale cerimonia venatoria mitteleuropea. (Ph Alberto Bosa©)

Cosa dimenticherai e cosa non dimenticherai mai di Obora
Obora Hunting Academy è pensata per offrire, in tre giornate di full immersion, l’opportunità di raccogliere più esperienze che in tante stagioni di caccia.
Il numero dei partecipanti è volutamente limitato, per ritagliare su misura le esperienze di ognuno.
Grazie alla diponibilità dei nostri partner, tutti hanno la possibilità di conoscere e provare armi, ottiche, munizioni e accessori indiscutibilmente al top. Siamo davvero orgogliosi che Swarovski Optik, Twenty-Nine, Sauer, Vorn e Armeria Zentile credano nell’eccellenza del progetto e siano al nostro fianco.
Chi partecipa ad uno dei nostri eventi torna a casa con molte cose nuove nello zaino. Una certa dose di stanchezza, perché questi giorni sono così intensi e ricchi di attività da non lasciare respiro, non possiamo negarlo. Occasioni e successi a caccia, è garantito. E quasi sempre anche delle nuove amicizie. Ma quello che fa la differenza è la quantità di emozioni vissute e cose imparate, in un vero paradiso della caccia.
La stanchezza verrà presto dimenticata. Tutto il resto non lo dimenticherete mai.

Conoscere e provare armi, ottiche, munizioni e accessori al top, messi a disposizione dai nostri partner: Swarovski Optik, Twenty-Nine, Sauer, Vorn e Armeria Zentile. (Ph Samuel Zentile©)

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SUBITO DOPO IL TIRO

UN PIZZICO DI MITTELEUROPA IN ITALIA CENTRALE
Obora Hunting Academy alla fiera “Caccia Village” per raccontare “strane” tecniche di caccia

Cose giuste e cose sbagliate da fare…
dopo aver premuto il grilletto

L’animale, ora siamo sicuri, è quello giusto. La sua distanza è più che gestibile e si sta mostrando “a cartolina” offrendoci un’occasione da manuale. Il nostro solido appoggio lo avevamo predisposto e verificato in precedenza. Quindi è giunto il momento. Spingiamo l’Handspannung in posizione di sparo, armando il percussore. È tempo di gestire bene il respiro. Il reticolo si stabilizza esattamente dove vogliamo che stia. L’indice si avvicina delicatamente al grilletto. Espiriamo un’abbondante metà dell’aria dai nostri polmoni. Ora il respiro è sospeso. La pressione dell’indice è leggera, ma agisce con costante progressione. E il colpo esplode, sorprendendoci, come deve essere.
Ma poi? Cosa succede dopo che abbiamo premuto il grilletto?

Le cose giuste da fare
Nel momento in cui si decide di prelevare un ungulato, sostanzialmente si porta a compimento il ciclo della gestione venatoria che, sappiamo bene, parte da censimenti, stime ed osservazioni. Premendo il grilletto chiudiamo un cerchio, fatto di tecnica e di passione. È un momento decisivo, perché gli esiti del tiro possono essere ottimi ma anche pessimi. Qui entra in gioco l’abilità del tiratore, ovviamente.
Ma, una frazione di secondo dopo, tornano a contare le capacità del cacciatore nel senso più ampio.
Le cose giuste da fare dopo aver sparato le possiamo elencare in un semplicissimo “protocollo”: solo un paio di operazioni da svolgere in sequenza, ma fondamentali per l’esito della caccia.
Prima di tutto, e deve essere una sorta di riflesso automatico, bisogna ricaricare l’arma e metterla in sicura. Facile intuire il perché: se l’animale è stato malauguratamente ferito ed è ancora visibile, bisognerà doppiare subito il colpo. Se l’opportunità di doppiare si presenta, spesso si ha pochissimo tempo per sfruttarla, quindi abituiamoci ad essere pronti. Se utilizziamo una carabina ad otturatore il ricaricamento sarà rapido e ci consentirà di rimanere nella posizione di puntamento, se invece imbracciamo un’arma basculante questo passaggio sarà più laborioso e saremo costretti ad abbandonare il puntamento.
La seconda cosa da fare, in parallelo e contemporaneamente, è osservare con attenzione cosa accade, cercando di non perdere di vista l’animale e sforzandosi di cogliere il suo comportamento.

Premendo il grilletto chiudiamo un cerchio, fatto di tecnica e di passione. È un momento decisivo, perché gli esiti del tiro possono essere ottimi ma anche pessimi.  (Ph Ettore Zanon©)

L’Anschuss… prima di tutto
Gli esiti del tiro possono essere ben diversi. Dal punto di vista del cacciatore, cioè pensando a quello che ha visto (o è convinto di aver visto), possiamo schematizzare così le varie possibilità:

1. l’animale cade e rimane visibile;
2. l’animale è caduto ma non è più visibile;
3. l’animale si è allontanato visibilmente ferito;
4. l’animale si è allontanato apparentemente illeso;
5. con lo sparo, non si è riusciti a vedere più nulla.

Per ritrovare l’animale o almeno ricavare qualche indizio, la prima cosa indispensabile è conoscere con esattezza il luogo dove esso si trovava al momento del tiro (il cosiddetto Anschuss). Sembra una banalità ma non lo è, per niente. Capita che il cacciatore faccia confusione e non sia in grado di individuarlo correttamente. Chiedete conferma a qualsiasi conduttore di cane da traccia…
Oggi la tecnologia ci aiuta anche in questo, infatti esistono telemetri e binotelemetri che “georefrenziano” l’Anschuss cioè ne fissano le coordinate GPS consentendo di raggiungerlo con Google Maps o altre applicazioni. Ottimo! Però resta fondamentale sapersi arrangiare, quantomeno in caso di emergenza.

La presenza di un accompagnatore è sempre di grande aiuto.  (Ph Federico Reali©)

Imparare a cavarsela
Per farlo bisogna abituarsi ad acquisire, prima di sparare, dei riferimenti evidenti sul terreno: cinque metri a sinistra del tal tronco secco, dieci metri sopra la tal pietra chiara… A volte però il terreno non offre riferimenti perché è estremamente uniforme. Un esempio classico è il capriolo tirato in un campo di grano. In questi frangenti è importante abituarsi a prendere riferimenti certi quantomeno in lontananza: il campanile all’orizzonte, per dire. Un buon “trucco del mestiere” sta nello sfruttare un’informazione precisa che abbiamo già: la misura della distanza di tiro. Sapendo che il capriolo era a 157 metri dal tiratore, giunti in quello che riteniamo sia il luogo esatto, rimisuriamo la distanza che ci separa dal punto di sparo. Solo quando saremo a 157 m esatti iniziamo a cercare, muovendoci lungo l’ideale circonferenza di un cerchio con raggio 157 metri. In fatto di tecnologia, anche la possibilità di filmare il momento tiro, utilizzando il nostro smartphone integrato al “lungo” (il cannocchiale da osservazione) è utilissima. La registrazione video ci aiuta a individuare l’Anschuss ma anche a verificare oggettivamente la “reazione al colpo”, della quale andiamo ad occuparci ora.

Esercitarsi al tiro in condizioni di caccia, abituandosi a conseguire il miglior appoggio possibile, è fondamentale. (Ph Ettore Zanon©)

Osservare la reazione al colpo
Abbiamo detto che è fondamentale vedere e memorizzare cosa è accaduto al momento dello sparo. E abbiamo aggiunto che un buon lungo, con adattatore e smartphone integrato può fare l’egregio lavoro di registrare un video dell’accaduto. Ma, ancora una volta, se questa tecnologia non è disponibile bisogna saper gestire la situazione con le proprie forze. Per questo bisogna abituarsi a “registrare” mentalmente la scena, con i particolari del comportamento dell’animale, che sono essenziali per ricostruire gli esiti della fucilata. Non sempre il cacciatore ci riesce, però. Perché era inesperto, perché era molto emozionato o, spesso, perché utilizza un’arma con rinculo e rilevamento energici, oppure un ingrandimento molto alto nell’ottica, con conseguente ridotto campo visivo. Per cui, con il botto… tutto scompare dalla vista. Per queste ragioni la presenza di un accompagnatore, attento e abbastanza esperto, è sempre di grande aiuto.

La reazione al colpo e gli eventuali reperti trovati sull’Anschuss sono gli unici elementi utili a farci capire cosa sia effettivamente successo . (Ph Ettore Zanon©)

Dubbi snervanti e indizi utili
Quando, dopo la fucilata, l’animale non è più visibile o si è addirittura allontanato, si entra in quella situazione frustrante e snervante che solo la certezza dell’esito del tiro, positiva o negativa che sia, riesce a risolvere.
Ebbene, la reazione al colpo e gli eventuali reperti trovati sull’Anschuss sono gli unici elementi utili a farci capire cosa sia effettivamente successo quando abbiamo premuto il grilletto. Per questo è basilare saperli trovare e poi analizzare.
In questa chiacchierata siamo partiti dalle premesse, proseguiremo approfondendo questi temi. Sono questioni determinanti di cui ci occupiamo a fondo, soprattutto attraverso esperienze pratiche, nei corsi di Obora Hunting Academy.

E allora non perdetevi i nostri prossimi due appuntamenti!
CACCIA ALTA 3.0 • 6-7-8 ottobre 2023
SPECIALE CACCIA AL CINGHIALE • OHA NAHÁŇKA! • 8-9-10-11 novembre 2023

I tiri precisi portano alla migliore conclusione dell’azione di caccia, come in questa bella foto. Ma purtroppo non sempre va così, per questo è fondamentale essere preparati. (Ph Ettore Zanon©)

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IL CAPRIOLO “AL FISCHIO”

UN PIZZICO DI MITTELEUROPA IN ITALIA CENTRALE
Obora Hunting Academy alla fiera “Caccia Village” per raccontare “strane” tecniche di caccia

La forma di caccia al capriolo più tipica in Europa centrale.
Le tecniche. Gli strumenti. La sfida.

In Europa centrale la caccia col richiamo durante il periodo degli amori è la caccia al capriolo per definizione. Quella più amata e attesa. Richiede un’esperienza ed una competenza specifiche, perché qui  la conoscenza dei comportamenti del capriolo si trasforma in vera arte venatoria.

Il periodo degli amori
Gli amori del capriolo si collocano più o meno tra il venti luglio e la metà di agosto. Ci sono delle variabilità stagionali, per cui i corteggiamenti possono iniziare qualche giorno prima o dopo, e in ambiente alpino queste date slittano un po’ avanti.
Gran parte dei maschi adulti si presenta all’appuntamento degli accoppiamenti dotato, da tempo, di un proprio territorio, diligentemente marcato e difeso dagli altri concorrenti. I maschi che invece non sono riusciti a guadagnarsi uno spazio proprio, soprattutto i giovani, vagano tra un territorio e l’altro, puntualmente respinti dai “padroni di casa”. Femmine, piccoli e maschietti palesemente sottomessi sono invece tollerati dai maschi territoriali.

La giostra: corteggiamenti spettacolari
Le prime femmine ad andare in calore sono le sottili, più precoci rispetto alle adulte, ancora molto indaffarate nell’accudire i piccoli. I primi a insidiarle sono i maschi adulti ed esperti, che sanno come gestire il corteggiamento, particolarmente lungo e frustrante, che queste novelline richiedono. Il maschio tallona la potenziale partner col naso a terra, impone, marca e la insegue giocosamente. Quando la femmina è recettiva – e lo è per circa quattro giorni, con fertilità solo per alcune ore - scattano gli inseguimenti, anche lunghi e molto veloci.
Man mano che la disponibilità della femmina aumenta, questa riduce la lunghezza delle fughe e si lascia avvicinare. Nella fase finale la femmina, incalzata dal becco, esegue la rituale “giostra”: un percorso circolare (o anche a “otto”) ripetuto più volte, che lascia una visibile traccia nell’erba. Finalmente disponibile, la femmina si ferma. Il maschio le appoggia il mento sul dorso e quindi la copre. L’amplesso dura poche decine di secondi e può essere ripetuto, dopo brevi pause, in modo più sbrigativo. Le femmine adulte apprezzano meno i preliminari, per cui i loro corteggiamenti sono più spicci e meno spettacolari.

In Europa centrale la caccia col richiamo negli amori è la caccia al capriolo per definizione. (Ph Federico Liboi Bentley©)

Suoni utili da conoscere
Il capriolo produce un buon repertorio di suoni diversi, che i cacciatori dovrebbero conoscere.
Il più noto è certamente l’abbaio o scrocchio. L’abbaio di allarme viene emesso dall’animale che percepisce una fonte di pericolo, soprattutto se non l’ha ben identificata, e che poi di solito fugge. C’è anche un abbaio che maschi e femmine usano per comunicare la loro presenza ad altri conspecifici. Nella fase territoriale e negli amori, i maschi lo usano come segnale intimidatorio verso la concorrenza.
Il “fippìo” (dal tedesco Fiepen) è invece una specie di fischio generato attraverso le narici, caratteristico di femmine e piccoli, a volte però prodotto anche dai maschi. È questa l’emissione sonora che interessa di più a caccia. Si può udire il fippìo flebile del piccolo che cerca la madre, c’è il “pfiiiaa” sensuale della femmina pronta all’accoppiamento, c’è l’angosciato verso di terrore.
Negli amori, la femmina richiama il maschio prima di tutto con emissioni odorose, ma anche con frequenti suoni e, proprio nella “giostra” che precede l’accoppiamento, essa fippisce di continuo. Anche il maschio che la segue può emettere il suo fippìo, meno squillante e acuto.

L’arte del Fiepen
Anche in Repubblica Ceca, quella con il richiamo è la più tipica ed amata forma di caccia al capriolo. Per cui un cacciatore preparato deve necessariamente conoscere i comportamenti amorosi dei caprioli e le tecniche appropriate per valorizzarli.
Questa dinamica forma di caccia mette in gioco tutta l’esperienza e le capacità del cacciatore ed affascina sin dal primo istante. Si può fischiare dall’altana, dove avremo maggior copertura visiva e olfattiva, o da terra, dove il suono risulta più verosimile. Si può fischiare in spazi aperti, come un prato o un’ampia tagliata, ma anche nelle piccole radure o nei boschi di alto fusto che lasciano un po’ di visuale. In tal caso, ci stiamo muovendo proprio nel cuore del territorio dei caprioli, nei loro luoghi di riposo, con tutte le sottili accortezze di mimetismo visivo, sonoro ed olfattivo che si applicano nella cerca.

La caccia al fischio mette in gioco tutta l’esperienza e le capacità del cacciatore ed affascina sin dal primo istante. (Ph SKY Caccia Pesca TV©)

Gli strumenti da suonare
Per emulare il fippìo esistono svariati strumenti, facilmente reperibili anche in Italia.
Ci sono “fischietti” che riproducono suoni specifici: il “Kitz” emula il piccolo che invoca la madre (sperando che sia seguita dal maschio); il “Fiep” imita la femmina giovane, lo “Sprengfiep” quella più matura; lo Angstschrei (o Geschrei) riproduce il fippìo di angoscia. Ma i fischietti più popolari sono quelli con cui si possono modulare diversi di questi suoni. Si potrebbe partire dal “Buttolo” che funziona a pompetta, comodo per principianti. Molto pratici e largamente utilizzati sono gli intramontabili fischietti di legno con una vite che regola il suono. Più complessi da usare invece gli strumenti polivalenti in plastica, che non servono solo a insidiare il capriolo.

Esistono numerose tipologie di richiami . (Ph Ettore Zanon©)

Le note giuste
Nella pratica, si simulano le vocalizzazioni del piccolo ma soprattutto quelle della femmina, nelle varie espressioni che abbiamo detto. Fischiare al capriolo richiede una certa competenza ma non è poi così complicato. I tedeschi, nel loro proverbiale perfezionismo, hanno codificato il richiamo dettagliatamente, regolando suoni, volumi, sequenze e pause: lo si potrebbe scrivere in uno spartito musicale! In realtà, anche fischiettare un po’ liberamente, seppur con accortezza, funziona bene.
Aggiungiamo alcune rapide osservazioni. Questa caccia funziona perfettamente quando si pratica nel periodo esatto e su popolazioni con buone densità e corretta sex ratio. I maschi accompagnati da una femmina pronta all’accoppiamento ignorano i richiami. Quelli soli o accompagnati da una femmina non ancora recettiva sono invece immancabilmente attratti da un richiamo ben eseguito e si avvicinano con interesse. I maschietti di un anno sembrano meno sensibili al fippìo.

La sfida
Dal punto di vista venatorio la caccia la capriolo al fischio è insieme facile e difficile.
Facile, nel senso che se la popolazioni di caprioli è buona, cioè le densità sono ottimali ed il rapporto fra i sessi è corretto, le condizioni per il successo sono garantite.
Difficile, nel senso che bisogna conoscere le abitudini della specie, il territorio e le tecniche di richiamo. Una prima sfida sta infatti nella valutazione del capo: dove questa caccia è tradizionale non si esce per prelevare un capriolo qualsiasi ma si fanno distinzioni d’età, risparmiando i maschi giovani promettenti. Sta quindi al cacciatore saper valutare in fretta e bene.
La seconda sfida sta nella gestione del tiro, che può essere impegnativo perché i tempi a disposizione sono spesso limitati. Se poi si fischia da terra, muovendosi, si affronteranno tutte le difficoltà tipiche della cerca: valutazione e tiro veloci, con appoggi parziali, come lo stick o il bastone, o ciò che ci offre in quel preciso istante il terreno di caccia.

Una sfida tecnica: la valutazione del capo e il tiro devono essere veloci e sicuri. (Ph SKY Caccia Pesca TV©)

Sperimentala con noi
Questa caccia è quasi impossibile da praticare in Italia per ragioni di calendario venatorio. Ma se vi interessa sperimentarla, sappiate che a fine luglio (31 luglio - 2 agosto) è previsto un evento speciale Obora Hunting Academy, su richiesta e fuori programma, dedicato proprio alla caccia al capriolo col richiamo.
In questo corso approfondiremo tutti gli aspetti di questa affascinante forma di caccia.
Rimangono ancora solo due posti disponibili!
Se l’idea vi stuzzica inviateci una mail per avere maggiori informazioni, cliccando qui.

Eseguire richiami efficaci non è difficilissimo con il capriolo… ma rimane indispensabile l’insegnamento di un esperto. (Ph Ettore Zanon©)

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UN PIZZICO DI MITTELEUROPA IN ITALIA CENTRALE

UN PIZZICO DI MITTELEUROPA IN ITALIA CENTRALE
Obora Hunting Academy alla fiera “Caccia Village” per raccontare “strane” tecniche di caccia

Obora Hunting Academy alla fiera “Caccia Village” per raccontare “strane” tecniche di caccia

La fiera Caccia Village, che si tiene a Bastia Umbra, quest’anno ha dedicato i suoi eventi collaterali alla formazione venatoria. Una buona idea, visto che il tema della formazione è storicamente abbastanza trascurato nel panorama venatorio italiano. C’eravamo anche noi di Obora Hunting Academy. Per raccontare storie diverse ed esperienze quasi mai accessibili in Italia.
Infatti, abbiamo parlato delle tecniche di caccia collettiva al cinghiale tipiche dell’Europa centrale nonché della caccia agli ungulati con l’utilizzo del richiamo.

Quattro workshop in tre giorni
Carlo Kinsky dal Borgo, giovane ma espertissimo cacciatore professionista e vertice della nostra scuola, è stato protagonista di una serie di incontri, ben quattro nel corso dei tre giorni di esposizione.
Svolgere seminari in fiera non è un’impresa facile, con la gente che transita da uno stand all’altro e difficilmente vuole dedicare tempo alla formazione proprio quel giorno lì... Tuttavia, attirare l’attenzione dei cacciatori imitando, fra i padiglioni, il poderoso bramito del cervo aiuta molto. E Carlo ha fatto proprio così…

L’imitazione del bramito del cervo è una vera e propria arte (Ph Giulia Heimler Forti ©)

Altri modi per cacciare il cinghiale
Un modulo formativo era dedicato alla caccia al cinghiale, attività che sicuramente coinvolge la maggior parte dei cacciatori italiani, presentata però in “salsa mitteleuropea”. Cioè spiegando e raccontando le tecniche più diffuse nella caccia collettiva in Europa centrale. In Italia la braccata va assolutamente per la maggiore, poi qualcuno pratica la “girata”. Carlo ha invece illustrato come funziona la “battuta” tradizionale (molti battitori, cani a gamba corta, settori di territorio più limitati rispetto alla braccata) e poi come si pratica la “Stöberjagd”, simile alla girata ma con un paio di cani liberi e due o tre battitori.
Senza mai dimenticare di sottolineare quali accorgimenti per la sicurezza sono rigorosamente applicati lassù.
Se questi temi vi incuriosiscono, andate a visitare la nostra pagina di presentazione del corso Cinghiale Naháňka! cliccando qui.
A novembre approfondiremo proprio di queste tecniche con quattro giorni indimenticabili di caccia e training “full immersion”

Caccia al cinghiale non vuol dire solo braccata, girata o selezione. Esistono altre  tecniche di caccia collettiva che Carlo Kinsky dal Borgo ha ben illustrato.

Prenderli per amore
Il secondo tema affrontato da Carlo era quello delle tecniche di caccia agli ungulati con richiamo, che si praticano ovviamente nel periodo degli amori, cercando di attrarre i maschi con tecniche più o meno sofisticate. La caccia del capriolo “al fischio” e del cervo al bramito sono veri e propri pilastri della tradizione venatoria mitteleuropea. In Italia, invece, non sono quasi in nessun luogo praticabili per una scelta precisa nei calendari venatori. Non parleremo adesso di quali abilità richiedano queste cacce e della loro maggiore o minore sostenibilità. Perché ne tratteremo nel dettaglio a breve in un articolo su questo blog.

Nel frattempo, sappiate che a fine luglio è previsto un evento speciale Obora Hunting Academy, su richiesta e fuori programma, proprio dedicato alla caccia al capriolo col richiamo. Ci sono ancora un paio di posti disponibili.
Se l’idea vi stuzzica inviateci una mail per avere maggiori informazioni, cliccando qui.

Anche la caccia al capriolo “al fischio”, cioè col richiamo, è una tradizione molto radicata nei paesi dell’Europa centrale (Ph Giulia Heimler Forti ©)

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IL “SILENZIATORE” A CACCIA

IL “SILENZIATORE” A CACCIA
Il rumore dello sparo. Silenziare è la parola sbagliata. I vantaggi dei moderatori di suono. In Europa sono legali e in Italia?

Il rumore dello sparo. Silenziare è la parola sbagliata. I vantaggi dei moderatori di suono.
In Europa sono legali e in Italia?

Tutti conosciamo il fragore della fucilata. A prescindere dal tipo di arma utilizzata – rigata, liscia, lunga o corta - si tratta di un rumore molto forte che disturba gli animali, disturba le persone e assai facilmente danneggia l’udito del tiratore. Molti cacciatori, compreso chi scrive, non ci sentono più così bene. Un regalino spiacevole della passione venatoria, che si poteva evitare semplicemente adottando qualche attenzione e delle protezioni auricolari. Il rumore dello sparo si può ridurre utilizzando degli appositi congegni, i moderatori di suono. Non è realistico chiamarli silenziatori e vedremo subito il perché. In molti paesi europei sono legalmente utilizzabili a caccia e il loro impiego viene addirittura incoraggiato. In Italia rimangono invece vietati.

Cosa genera il rumore della fucilata
Il rumore dello sparo è prodotto da diversi fenomeni fisici, analizziamoli semplificando un poco. Uno è il cosiddetto “boom sonico” cioè il rumore prodotto da un oggetto che si muove così veloce da superare il “muro del suono”. Parliamo di circa 340 metri al secondo, ossia la velocità di propagazione del suono nell’aria, che varia un po’ per esempio in base alla temperatura. Diciamo “muro” perché la resistenza dell’aria aumenta con l’aumentare della velocità dell’oggetto che la attraversa e diventa enorme quando la velocità si approssima al limite che abbiamo appena detto. Le molecole dell’aria non hanno più abbastanza tempo per “spostarsi”, così si "accalcano" fino a sbattere tra loro, provocando quindi il botto. Il pensiero va subito agli aerei supersonici, ma va ricordato che tutti i proiettili esplosi dalle armi rigate da caccia superano di gran lunga la velocità del suono e quindi producono il relativo “boom”, che non si può eliminare se non ricucendo drasticamente la velocità (e quindi l’efficienza) dei proiettili stessi.

L’uso del moderatore di suono rappresenta l’ultima utile evoluzione tecnologica per la caccia e il tiro. (Ph Carlo Kinsky ©)

Perché è sbagliato chiamarli silenziatori
Il secondo fenomeno, il secondo rumore, è invece prodotto dall’impatto dei gas, che spingono il proiettile, con l’aria dell’ambiente esterno. Questi gas caldi escono dalla bocca dell’arma a una velocità superiore a quella del proiettile e a una pressione elevatissima, producendo una potente onda sonora. In realtà questo rumore potrebbe essere a sua volta scomposto in più onde distinte. Al rumore dello sparo contribuiscono poi i movimenti meccanici dell’arma (ben avvertibili in quelle semiautomatiche) e gli altri i suoni prodotti dal proiettile, come il suo tipico sibilo o l’impatto a fine traiettoria. Ma lasciamo ai fisici la comprensione dettagliata di questi complicati processi. Come cacciatori e tiratori accontentiamoci di sapere che questo fenomeno, l’impatto dei gas, è quello che si può gestire. Lo si fa rallentandoli gradualmente, cioè attenuando la propagazione delle onde sonore in uscita. Il rallentamento si ottiene applicando alla canna un tubo di metallo, suddiviso in varie camere di espansione che moderano i gas, con un esatto foro interno per far passare il proiettile senza modificarne la traiettoria. Questi dispositivi riducono anche significativamente il rumore dello sparo ma, come ormai ci è chiaro, non lo possono azzerare. Per questo non è corretto chiamarli silenziatori. Molto meglio definirli moderatori o soppressori di suono. 

In Repubblica Ceca l’utilizzo del moderatore di suono è consentito. Nelle riserve Kinský dal Borgo limitare il disturbo in natura è considerato molto importante. (Ph Carlo Kinsky ©)

Quanto si può ridurre il rumore dello sparo?
Per esprimere il livello del suono si usano come misura i Decibel (dB) in una scala logaritmica. Un raddoppio di volume corrisponde all'incirca a un aumento di 10 dB, a prescindere da dove ci troviamo in questa scala. Per capirci, salendo da 40 dB a 50 dB il rumore raddoppia, lo stesso salendo da 50 dB a 60 dB e così via. Una frase sussurrata misura intorno ai 30 dB, una normale conversazione sui 60 dB, la sirena di un’ambulanza circa 120 dB. Il limite massimo accettabile, per evitare danni all’udito, in caso di esposizione continua ai rumori (per esempio in un ambiente di lavoro) si considera di solito in 85 dB. Mentre qualsiasi suono sopra i 140 dB può causare danni all’udito immediati. Per arrivare a noi, una carabinetta calibro .22 è già sulla soglia del danno immediato. Lo sparo di un’arma liscia calibro 12 produce intorno ai 160 dB. Un’arma rigata di medio calibro picchia a 165 dB ed oltre. Se poi ha un freno di bocca montato, utile a limitare il rinculo ma micidiale per le orecchie, il botto sale a ben 185 dB. A questi livelli basta quindi un solo colpo per compromettere permanentemente le capacità uditive del tiratore e di chi gli è vicino.
Un moderatore di suono ben realizzato può ridurre il rumore di ben 20-30 dB o anche di più. È l’effetto che si ottiene indossando una buona cuffia. Non servirebbe altro per capire che il moderatore di suono è utilissimo.

(Ph Carlo Kinsky ©)

Anche in Austria il moderatore di suono è uno strumento ormai di uso comune a caccia. (Ph Carlo Kinsky ©)

I vantaggi del moderatore di suono a caccia
I vantaggi offerti dall’utilizzo del moderatore a caccia sono indiscutibili. C’è quello evidente per l’udito del tiratore di cui abbiamo appena detto. Poi c’è il minor disturbo prodotto dall’attività venatoria sull’ambiente e sulle altre persone in generale. E c’è un minor disturbo degli animali direttamente cacciati, che ovviamente contribuisce al successo del prelievo venatorio. La minor rumorosità dello sparo rende anche molto più facilmente percepibile il tipico suono prodotto dall’impatto del proiettile sull’animale, soprattutto quando colpito “in cassa”, e anche questo è utile.
Infine, il moderatore, frenando i gas, produce un secondo effetto positivo: riduce notevolmente il rinculo dell’arma, influendo sempre positivamente sulla precisione del tiro.

(Ph Carlo Kinsky ©)

La carabina Sauer 404 Silence-XTC con moderatore integrato. Può anche essere aggiunto all’arma dotandosi dello specifico kit, ovviamente nei Paesi dove questo è consentito.
(Ph J.P. SAUER & SOHN ©)

Svantaggi reali e… presunti
L’unico difetto vero dei moderatori è che sono dei tubi di generose dimensioni che vanno installati sulla canna, rendendo più ingombrante e pesante l’arma e penalizzando il suo bilanciamento. È anche vero che i prodotti più avanzati riducono questi problemi. Oltretutto, visto il sempre più diffuso impiego venatorio, alcuni produttori di livello, come i nostri partner Blaser e Sauer, hanno sviluppato carabine con moderatore già integrato nella canna.
Chi si schiera contro la legalizzazione del moderatore di suono spesso sostiene che favorirebbe il bracconaggio. Ma, come abbiamo visto, i moderatori non eliminano il suono della fucilata che rimane ben avvertibile. Il fucile silenziato che fa “puff”… esiste solo al cinema.
L’unico modo concreto per ridurre drasticamente il rumore dello sparo è utilizzare un moderatore accoppiato a munizioni subsoniche. Ma si tratta di proiettili lanciati a velocità estremamente basse (sotto i 330 m/s) quindi con poca energia e traiettorie “da fionda”. Questa opzione viene scelta ove consentito, per esempio, in attività professionali di controllo del cinghiale a brevissima distanza, ma a caccia non presenta alcuna utilità.

Nella cartina, colorati in verde, gli Stati europei dove è attualmente consentito l’uso del moderatore di suono a caccia. Sono sempre di più…

In Europa sono ormai diffusi
L’utilizzo del moderatore di suono a caccia è ammesso ormai in molti paesi europei. In alcuni si utilizza da decenni, in altri viene caldeggiato in particolare per limitare il disturbo venatorio. Anche nelle splendide riserve boeme dove si svolgono gli eventi di Obora Hunting Academy viene normalmente usato e apprezzato.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una piccola rivoluzione nella pratica venatoria, con rapida legalizzazione e diffusione di questi utili dispositivi. Insieme alle normative si è mosso anche il mercato e quindi la tecnologia, con lo sviluppo di soppressori sempre più efficienti. In Italia la disponibilità di “silenziatori” sul mercato civile rimane vietata e sanzionata penalmente, anche l’utilizzo venatorio ne è espressamente proibito. Ci auguriamo che la ragionevolezza superi il pregiudizio e la normativa italiana apra alle evoluzioni tecniche che ormai sono di casa in Europa. Al momento questa è però solo una speranza.

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Ettore Zanon Ettore Zanon

CACCIATORI SI NASCE? O SI DIVENTA?

CACCIATORI SI NASCE O SI DIVENTA?
L’importanza della formazione per i cacciatori. Il valore della conoscenza e dell’esperienza. Crescere con le emozioni. La scuola di caccia vera. Il sogno di Obora Hunting Academy.

L’importanza della formazione per i cacciatori. Il valore della conoscenza e dell’esperienza. Crescere con le emozioni. La scuola di caccia vera. Il sogno di Obora Hunting Academy.

Cacciatori si nasce oppure cacciatori si diventa? È una domanda che ogni tanto salta fuori, in coda alle classiche cene tra cacciatori, scatenando appassionate discussioni. Capita anche di leggerla sui social, anche qui con vivaci polemiche… da tastiera. Ma quale può essere, alla fine, la risposta giusta?

Cacciatori si nasce? Si, nel senso che la maggior parte degli appassionati proviene da ambienti dove si “mastica” caccia da generazioni. Da famiglie di cacciatori, che vivono in ambienti rurali.
Perché questa è la culla della caccia.
Ciò non significa comunque che la caccia sia infusa nel DNA di alcuni “predestinati”. Ci dimostra piuttosto che nascere e crescere in un determinato contesto trasmette gli stimoli più propizi a indirizzarci verso questa passione. Eppure, c’è anche chi si avvicina alla caccia senza avere tradizione familiare e magari vive in una grande città. E ci sono, in percentuale, sono sempre più donne cacciatrici, malgrado la caccia sia un’attività tradizionalmente maschile.

Poter sperimentare in pratica è fondamentale per l’apprendimento (Ph Federico Liboi Bentley©)

Cacciatori si diventa? Indubbiamente sì, perché la caccia non si può improvvisare. Quali che siano la specie cacciata o lo scenario della caccia, bisogna sapere cosa fare e come farlo, possibilmente al meglio.
Lasciamo per un attimo sullo sfondo ciò che serve a ottenere “la licenza” e concentriamoci sulle abilità venatorie: sono abilità complesse che vanno apprese, bisogna imparare. Per questo ci sono cacciatori più abili e cacciatori meno abili. Per questo cacciatori non si nasce… ma si diventa, solo impegnandosi a fondo.

Come imparare a gestire correttamente il capo abbattuto? Niente è più formativo che farlo davvero... (Ph Ettore Zanon©)

Vale più la teoria o vale più la pratica?
Riguardo alla formazione del cacciatore, un’altra faccenda su cui si discute un bel po’ è il valore della teoria rispetto a quello della pratica, spesso mettendo le due cose in contrapposizione. In realtà teoria e pratica sono complementari e ambedue fondamentali. Se si impara, per quanto bene, solo in aula, tutto si limiterà a un bagaglio di informazioni e concetti astratti. Se, viceversa, ci si basa solo sull’esperienza, sarà molto difficile trarne principi generali corretti, cioè capire fino in fondo le cose. Il cacciatore formato, quello che sa il fatto suo, parte da una solida formazione teorica che viene applicata e sperimentata nella pratica. Il cacciatore formato intelligente, fa un passo in più e non smette mai di aggiornarsi e tenersi informato sugli sviluppi scientifici e tecnici. Non smette mai di “studiare”. Non smette di crescere. Teoria e pratica sono due binari paralleli che insieme ci conducono alla stessa destinazione: la capacità di cacciare meglio.

Esercizio, esercizio, esercizio. E poi subito a caccia. A Obora Hunting Academy funziona così (Ph Andrea Cavaglià©)

Ma dove e quando fare esperienza?
La formazione venatoria in Italia non ha purtroppo una grande tradizione. Seppure sia cresciuta, in alcune regioni, in particolare riguardo al prelievo di ungulati, non ci sono veri standard. E la qualità non è omogenea. In ogni caso, si tratta fondamentalmente di un’istruzione teorica. Molte ore di aula, magari in “formazione a distanza”, a volte delle uscite di osservazione degli animali. Mai, invece, delle attività di pratica venatoria, che sarebbero utilissime. La ragione di questa mancanza è abbastanza comprensibile: in Italia è molto difficile, se non impossibile, avere a diposizione spazi dove esercitarsi realisticamente. Così il cacciatore abilitato si avventura nella pratica venatoria potendo contare su un bagaglio formativo solo teorico. Ed è un avvio un po’ traballante.
Certo, chi ha la fortuna di poter contare su amici (realmente) esperti sarà avvantaggiato. Altri dovranno affrontare un cammino a tratti frustrante, costellato di errori che in realtà sarebbero stati facilmente evitabili. Anche il turismo venatorio, se viene vissuto come un rapido “mordi e fuggi”, non insegna molto. O insegna molto meno di quello che potrebbe. Il nostro cacciatore impiega così diversi anni a capire cose e acquisire abilità che, con una guida esperta al fianco, avrebbe messo insieme in assai meno tempo. Questo vale a tutti i livelli di tecnica venatoria acquisita. Perché, ed è verissimo, non si finisce mai di imparare.

Per il cacciatore è fondamentale acquisire la capacità di adattarsi, anche nel tiro. (Ph Ettore Zanon©)

Il sogno di Obora Hunting Academy
L’idea di creare Obora Hunting Academy ci è venuta una sera di alcuni anni fa, dopo una straordinaria giornata di caccia nella foresta boema, pensando proprio a queste cose.
Seduti nel giardino dell’Hotel che oggi ospita i corsi, di fronte a una profumata birra ceca, ci siamo detti: perché non far conoscere ad altri appassionati questo paradiso della caccia? Perché non far germogliare da queste situazioni così maledettamente dilettevoli anche qualcosa di utile per i cacciatori? E perché non farlo in un modo totalmente nuovo?
Il modo nuovo lo abbiamo trovato ed è il cuore del progetto Obora Hunting Academy: coniugare la formazione con le emozioni, unire istantaneamente la teoria e la pratica, generare esperienze che sanno appassionare e insieme fanno crescere.
Così il sogno si è avverato. Le fantastiche riserve della famiglia Kinský dal Borgo, la gestione faunistica di altissimo livello, le popolazioni di ungulati spettacolari… sono poi state l’humus perfetto per farlo crescere. Un sogno arricchito dalla brillantezza di Danilo Liboi e dalla profonda cultura di Franco Perco, i nostri mai dimenticati compagni di caccia.

Nei corsi di Obora Hunting Academy le uscite a caccia sono un elemento essenziale della formazione. E sono sempre guidate dai nostri tutor. (Ph Andrea Cavaglià©)

Quello che si può fare solo qui
Ogni evento di Obora Hunting Academy non è solo un corso di caccia e non è nemmeno una semplice vacanza di caccia. È un’esperienza unica, ritagliata sul profilo di chi decide di viverla.
Le nostre giornate sono davvero intense: alla sera sarete fisicamente stanchi, ma mentalmente molto carichi. Quando parliamo di taratura è perché stiamo sparando nel nostro poligono. Le tecniche di tiro a caccia le proviamo sul campo, da tante situazioni diverse e su tante distanze diverse. Il controllo dell’Anschuss lo insegniamo su tracce e “segni di caccia” veri. La gestione del capo abbattuto la approfondiamo direttamente, utilizzando il coltello adeguato. I “trucchi del mestiere” ve li sveliamo attraversando insieme la foresta.
E poi, naturalmente c’è la caccia. Che si affronta e si assapora accompagnati dai nostri tutor, facendola diventare il momento più intenso della formazione, disegnato sulle competenze e sugli obbiettivi di ogni ospite. Per condensare in un indimenticabile weekend le esperienze che normalmente si raccolgono solo in numerose stagioni di caccia. Imparando prima di tutto dalle emozioni.

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